Magico, invincibile, infinito. Jannik.
Jannik Sinner, a 22 anni, vince il suo primo Grande Slam e scrive la storia del tennis Italiano.
"Sono morto", sospirava Jannik Sinner, con uno sguardo esausto rivolto verso la sua panchina, dove si trovava Darren Hill, il suo allenatore ed ex-mentore di eroi del tennis come Andre Agassi e Simona Halep. Il tennista italiano si trovava in un momento critico della partita, avendo perso i primi due set e pareggiando 4-4 nel terzo. Con piena consapevolezza, si stava lasciando sfuggire l'opportunità di conquistare l'Open d'Australia e ottenere il suo primo Grande Slam, Jannik sembrava immerso nella confusione.
Tuttavia, nello sport, ciò che è cruciale non è come inizia, ma come finisce. Pochi istanti dopo, Sinner trovò la forza interiore necessaria, trasformando il suo sguardo affaticato in un'espressione ferma, sfidante e, soprattutto, sicura. Come un leone sicuro delle proprie capacità, che aveva precedentemente sconfitto il dominatore indiscusso del torneo, Novak Djokovic, con un gioco convincente, guadagnandosi il rispetto del serbo in un incontro che quest'ultimo definì tra i peggiori della sua carriera. Ora, Jannik si trovava di fronte a Daniil Medvedev, che lo aveva spinto al limite nella prima metà della partita, ma non aveva ottenuto il colpo decisivo.
Una finale con un livello eccezionale da entrambe le parti, un incontro di tennis impeccabile con giochi interminabili e una forza mentale che ha permesso a Jannik di rendere sua una partita che poteva sembrare già persa. Medvedev menzionò la sua famiglia, sua moglie e sua figlia, presenti nella sua mente in ogni momento, ma riconobbe che nemmeno questo poteva evitare la sua resa al gioco del giovane di 22 anni.
Le sempre umili parole di Jannik Sinner erano indirizzate con gratitudine non solo ai raccattapalle, ma soprattutto al suo team e alla sua famiglia in Italia. Originario della regione dell'Alto Adige e figlio di genitori di origine tedesca, i tratti distintivi come il suo cognome, i riccioli rossi e il tono di pelle pallido e lentigginoso che lo fa sembrare "poco italiano" a occhi di alcuni. Tuttavia, al ritorno dall'Australia, Jannik porta con sé il suo primo Grande Slam e il primato dell'Open d'Australia per la sua patria, il luogo dove ha trascorso la sua infanzia tra le piste da sci prima di scambiare gli sci con la racchetta da tennis. Il suo volto, solitamente serio e riservato, è ora illuminato da un sorriso, un gesto che si era proposto di condividere più spesso, manifestando la sua determinazione ad apprezzare le gioie della vita e dello sport anche nei momenti più intensi della competizione.
Al termine della partita, Sinner si lasciò cadere a terra, esausto sul cemento che ha silenziosamente assistito al suo straordinario capolavoro. Il suo primo Grande Slam. Jannik trasformò quel "Sono morto" disperato in un traguardo del tennis, nella prima pagina della storia della sua promettente carriera e in un capitolo indimenticabile per lo sport italiano.
Magico, invincibile, strepitoso, infinito.
Jannik.