Il peso delle Parole
(English below) - For the full experience, read and listen to Me In 20 Years, Moses Sumney
A volte non ci rendiamo conto dell’effetto che alcune parole possano avere sulle persone, come quelle che ci dicono da piccoli, senza malizia, ma che detteranno chi saremo da adulti.
Andando avanti, segui quelle sentenze come se rappresentassero la tua unica guida, come se fosse quello che la gente vicina abbia sempre idealizzato per te, dettando le tue e le sue aspettative. Ed è proprio come Charles Leclerc arriva in Formula 1, con un ruolo già imposto e con un peso non banale: essere il “Predestinato”.
s.m. (f. -ta) Chi è destinato a un fine particolare, importante: essere un p. al successo
Charles, prima già di vincere, aveva le vittorie attribuite da un intero paese, il compito da fare, quello che si aspettavano da lui; ovvero che vincesse e che diventasse campione del mondo per portare di nuovo alla rossa una speranza ormai alimentata da momenti del passato, da Lauda, da Michael, da Kimi.
Piloti, diventati eroi, solo dopo aver conquistato vittoria dopo vittoria, perché chi guida una Ferrari non ha il peso di una tifoseria tradizionale, di quelli a cui piaci per tanti motivi, di quelli che si appassionano per la tua guida.
Chi veste di rosso ha il peso sulle spalle delle emozioni di un intera nazione.
Ma a Charles non serviva quello per sapere il significato di essere un pilota Ferrari, perché lui l’aveva capito già da prima, e da solo. Vestire la tuta rossa per Charles significava soddisfare un sogno, suo, condiviso da due persone che non avevano mai potuto raggiungerlo; come quello del suo caro amico Jules, scomparso prima del dovuto, per il quale Charles sta completando quello che sarebbe potuto essere il suo percorso, interrotto in Giappone nel 2014.
Jules Bianchi aveva raggiunto il traguardo di riuscire a passare fra le porte di Maranello e aveva detto al monegasco ancora bambino che dando il massimo ce l’avrebbe fatta. E ce l’ha fatta.
Troppi sogni non realizzati, non vissuti, delle persone a lui vicine, come il sogno di papá Hervert, al quale aveva raccontato, mentendo, di avere un contratto con Ferrari prima che lo lasciasse. Solo dopo un anno della sua scomparsa, non ha permesso che quella bugia rimanesse tale per onorare la parola data al padre.
E anche qua Charles ce l’ha fatta.
Ora però manca il suo sogno, ma anche quello di una nazione, ovvero diventare campione del mondo e sentire la voce di Carlo Vanzini pronunciare queste ultime parole abbinate al suo nome mentre arriva sul traguardo. Ma come si fa, quando ci provi e non ci riesci? Quando cerchi di fare di tutto ma tutto ti va contro?
“Perché sono così sfigato? Perché sono così sfigato?”
In Brasile l’uscita durante il giro di formazione fermava di nuovo il mondo di Charles, sfumando tutte le opportunità, di nuovo, dopo un weekend perfettamente costruito, senza errori. Il cielo di Interlagos tornava buio come durante la qualifica del sabato, ma questa volta pioveva solo per lui e per la prima volta quest’anno vedevamo un Charles ormai sommerso nella disperazione, senza alternative, senza risposte alle promesse a tutti, ma sopratutto senza risposte per se stesso. Lui che non solo vuole vincere un titolo mondiale, ma che ha dichiarato più e più volte di volerlo fare in rosso e mai con colori diversi.
Risposte che sicuramente non arriveranno ora, quando il peso delle parole si sente più che mai e le delusioni fanno male il doppio.
“Predestinato” non si può decidere di esserlo, lo si diventa, e Charles Leclerc lo è ancora per un paese che non ha mai smesso di credere in lui.
Forza Charles, il 2024 ti aspetta.
The weight of words
Sometimes we are unaware of the effect that certain words can have on people, such as those we are told as children without evil intent, but which dictate who we will be as adults.
As you grow up, you follow those sentences as if they were your only guide, as if they were what people around you have always idealised for you, dictating your and their expectations. This is how Charles Leclerc arrives at Formula 1, with a role already assigned to him and a major burden: to be the "predestined one” (as they nicknamed him in Italy)
predestinate. adj. If an action or event is predestined, it is controlled by God or by fate
Charles, even before he won, had the victories attributed to him by a whole country, the task to do what was expected of him, that is to win and become world champion, to bring back to the Reds a hope that had been nourished by moments in the past, by Lauda, by Michael, by Kimi.
Drivers who became heroes only after winning victory after victory, because whoever drives a Ferrari does not have the weight of a traditional fan base, of those who like you for so many reasons, of those who are passionate about your driving.
Wearing red means carrying the emotions of a nation.
But Charles didn't need that to know what it meant to be a Ferrari driver, because he had understood it before, on his own. Wearing the red suit for Charles meant fulfilling a dream, his personal one, shared by two people who had never been able to achieve it, like his dear friend Jules, who died before his time, for whom Charles is completing what could have been his journey, interrupted in Japan in 2014.
Jules Bianchi, who had achieved the goal of making it through the doors of Maranello and who had told a young Charles that if he gave his all he would make it. And he did.
Too many unfulfilled, unlived dreams of those close to him, like the dream of his father Hervert, to whom he had lied about having a contract with Ferrari before he left. It was only a year after his father's death that he did not allow that lie to remain a lie, in order to honour his father's word.
And once again, Charles succeeded.
But now his dream, and that of a nation, is missing: to become world champion and to hear the voice of Carlo Vanzini, the voice of F1 in Italy, pronounce those two words along with his name as he crosses the finish line.
But how do you do it when you are trying and failing to succeed? When you try everything you can but everything seems to go against you?
"Why am I so unlucky? Why am I so unlucky?"
In Brazil, the exit during the warm-up lap stopped Charles' world again, blurring all opportunities, again, after a perfectly constructed, flawless weekend. The sky at Interlagos was once again as dark as it had been during Saturday's qualifying session, but this time it was raining right above him, and for the first time this year we saw a Charles in despair, with no alternatives, no answers to the promises he had made to everyone, but more than anything, no answers for himself. He who not only wants to win a world title, but who has said over and over again that he wants to do it in red and not in any other colour.
Answers that will probably not come now, when the weight of words is heavier than ever and disappointment hurts twice as much.
"Predestined" is not something you decide to be, it is something you become, and Charles Leclerc is still one for a country that has never stopped believing in him.
Keep pushing Charles, 2024 is waiting for you.